L’ESMA (European Securities and Markets Authority), con sede a Parigi, è un’istituzione di regolamentazione finanziaria dell’Unione europea e l’Autorità di vigilanza europea sui mercati finanziari, a proposito di trading online.
Dallo scorso 1 agosto, nell’Unione Europea sono entrate in vigore le nuove regole dell’ESMA. Le novità riguardano i piccoli investitori e puntano a introdurre nuove tutele in loro favore. Per prima cosa, vengono imposti limiti più stringenti per operare con la leva finanziaria. Essi sono stati fissati in:
- 30:1 per le valute più importanti
- 20:1 per le altre valute, l’oro e gli indici principali
- 10:1 per le altre materie prime e gli indici secondari
- 5:1 per le azioni
- 2:1 per le “criptovalute”
Spieghiamoci meglio. Se voglio scommettere sul rialzo del cambio euro-dollaro, trattandosi del cross tra due valute principali, posso utilizzare una leva massima di 30:1. Ciò significa che, puntando 1.000 euro, il capitale complessivamente investito sarà pari a 30.000 euro. Quando il cambio euro-dollaro guadagnerà o perderà, i movimenti dei prezzi si riverbereranno sui 30.000 euro e non solamente sui 1.000 euro del “margine” depositato presso la piattaforma di trading utilizzata.
Perché i mercati finanziari operano con l’effetto leva?
Perché essa garantisce l’accesso agli investimenti anche ai detentori di piccoli capitali o a quanti non vogliano anticipare grosse somme per scommettere in borsa. Le nuove regole non solo fissano limiti ben più stringenti alla leva massima utilizzabile, ma obbligano gli intermediari a liquidare le posizioni aperte non appena le perdite raggiungessero la metà del margine depositato. In ogni caso, la perdita massima accusabile dal trader non potrà più superare il valore di detto margine.
Non tutti sono costretti a soggiacere alle nuove regole dell’ESMA.
Possono evitarle i trader in possesso di almeno due dei tre seguenti requisiti indicati:
- coloro che abbiano avuto almeno 10 esperienze di trading a trimestre negli ultimi 4 trimestri;
- coloro che abbiano alle spalle un’esperienza professionale nell’ambito finanziario;
- coloro che posseggono un patrimonio (immobiliare escluso) di almeno 500.000 euro.
Le novità si pongono come obiettivo di limitare le esposizioni a rischio per i piccoli investitori, le cui abilità e conoscenze finanziarie sono spesso limitate. Che cosa accade di regola? Prendiamo un caso tipico di investimento prima dell’1 agosto 2018. Un piccolo investitore si iscriveva in una delle numerose piattaforme di trading online per scommettere anche pochi spiccioli e cercare si sbarcare il lunario. Poniamo che gli venisse consentito di operare con leva 400:1 sul cambio euro-dollaro. Depositando sul conto aperto presso la suddetta piattaforma anche solo 1.000 euro, si aveva la possibilità di investire ben 400.000 euro. Il capitale investito, dunque, era decisamente più elevato di quello fisicamente depositato e non tutti erano e sono spesso in grado di capire che le esposizioni si hanno in relazione al primo e non al secondo.
Se nell’esempio sopra citato, il cambio euro-dollaro si muovesse in direzione sfavorevole a noi di appena lo 0,25%, il margine verrebbe azzerato, per cui l’intermediario ci solleciterebbe una sua reintegrazione, altrimenti dovrebbe liquidare la nostra posizione. Dunque, più alta la leva, più facile che il margine possa anche essere del tutto intaccato per le variazioni sfavorevoli dei prezzi.
Le nuove regole, quindi, parrebbero tutelare effettivamente i meno avveduti e i piccoli investitori dai rischi spesso ignoti nel trading online. Non è detto che le cose vadano esattamente nella direzione auspicata. Vediamo perché. Quando la leva massima consentita si abbassa, significa che o l’investitore dovrà accontentarsi a esporsi per capitali inferiori o che esso dovrà anticipare maggiori risorse per il deposito del margine. In ogni caso, il numero degli scambi e la liquidità dei mercati ne risulteranno ridotti. Si rischia di negare l’accesso a parecchi piccoli capitali, i quali non potranno affatto approfittare dei potenziali guadagni ottenibili sui mercati, sui quali rimarranno perlopiù i grossi capitali, il cui peso tenderà a crescere, influenzando maggiormente i corsi.
Facciamo un esempio pratico: se in un mercato rionale vi sono 500 clienti disposti a comprare frutta e verdura dai 5 banchi ivi presenti, il prezzo che si verrà a determinare per i prodotti venduti risulterà dall’incontro tra quello richiesto dai venditori e quello a cui i clienti sarebbero disposti a comprare. Immaginiamo che l’ingresso fosse consentito solamente a 50 rivenditori. Si avrebbero 5 venditori contro soli 50 potenziali acquirenti e questi ultimi sarebbero in grado, singolarmente presi, di incidere maggiormente sui prezzi, spuntando condizioni a loro più favorevoli. Nel caso in cui uno solo o un gruppetto ristretto decidesse di acquistare gran parte delle cassette di mele in vendita, il prezzo delle poche rimanenti s’impennerebbe. Se, al contrario, uno o pochi rivenditori ne approfittassero per mettersi a offrire le cassette di mele rimaste invendute nei loro negozi, i prezzi crollerebbero.
Il funzionamento sui mercati finanziari è lo stesso. Quando si è in pochi a negoziare un titolo, una materie prima, un prodotto strutturato, etc., si ha un maggiore potere contrattuale e, soprattutto, si possiede una maggiore capacità di incidere sui movimenti dei prezzi. Pertanto, si rischia di legare maggiormente le contrattazioni agli umori di pochi grandi speculatori, quando un mercato ampiamente liquido consente di minimizzare tale rischio. Non solo. Minori scambi nell’unità di tempo provocano un ampliamento delle distanze tra prezzo offerto e prezzo richiesto, per cui chi volesse acquistare o vendere in un preciso momento rischia di dovere modificare anche di parecchio le proprie condizioni iniziali, non trovando una controparte prontamente disponibile ad acquistare o vendere.
E non è tutto: obbligando le piattaforme di trading a chiudere una posizione nel momento in cui la perdita accusata arrivasse alla metà del valore del margine, si spinge una platea crescente di piccoli investitori a uscire con le ossa rotte. Infatti, è abbastanza usuale che i movimenti dei prezzi siano sfavorevoli anche solo per pochi istanti e che si muovano piuttosto bruscamente, magari scontando una notizia imprevista o la pubblicazione di un dato macro influente. Se al minimo cenno di perdite chiudiamo la posizione, non consentiamo all’investimento di approfittare dei movimenti in senso opposto dei prezzi, che pure ci genererebbero un guadagno. E allora, più basse le perdite massime tollerate, minori i guadagni potenziali e più alto il rischio, paradossalmente, di subire perdite.
Vero è, però, che abbassando il limite massimo della leva, il margine risulta innalzatosi rispetto al capitale investito, ragione per cui anche le perdite massime legate al margine sarebbero non bassissime. In ogni caso, il rischio c’è, come vi facciamo notare in questo esempio. Supponiamo di investire in oro, scommettendo al ribasso. Vendiamo un contratto future corrispondente a 100 once di oro, quando la quotazione è pari a 1.200 dollari per ciascuna oncia. La leva massima è di 20:1, per cui, a fronte di un’esposizione complessiva per 120.000 dollari (1.200 x 100), ci viene richiesto il deposito di un margine di 6.000 euro. Supponiamo che lo scoppio improvviso di tensioni nel Medio Oriente faccia esplodere le quotazioni del 3% nell’arco di qualche ora di seduta. La quotazione salirà a 1.236 dollari, per cui le perdite superano la metà del margine, pari al 2,5%, e la nostra posizione verrà chiusa. Tuttavia, nelle ore successive le quotazioni ripiegano sulle rassicurazioni dei governi coinvolti nella crisi diplomatica. Ipotizziamo che dopo qualche giorno, scendano sotto i 1.200 dollari. A quel punto, avremmo ottenuto un guadagno, ma poiché la nostra posizione è stata chiusa frettolosamente per effetto delle normative, non abbiamo potuto approfittare di tale movimento, anzi abbiamo semplicemente subito una perdita. In altre parole, le nuove regole, nate per tutelare il presunto anello debole del mercato, finirebbero per esporlo a maggiori rischi.