Le banche popolari, sono istituti di credito che nel diritto italiano, sono costituiti come delle società cooperative.
Questo tipo di istituto negli ultimi tempi ha subito fusioni e incorporazioni e ci sono stati anche di tracolli, basti pensare alla Banca popolare di Vicenza. Oggi il numero di banche popolari in Italia che sono anche quotate in Borsa sono:
- Banco Popolare ( fusione tra Banco Popolare di Verona e Novara e Banca Popolare Italiana)
- UBI Banca (dalla fusione tra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda)
- Banca Popolare dell’Emilia Romagna (da fusione delle varie banche popolari della regione)
- Banca Popolare di Milano
- Banca Popolare di Sondrio
- Il Credito Valtellinese.
Le banche popolari, in realtà sono nate in Germania grazie all’economista e uomo politico Franz Hermann Schulze-Delitzsch (1808-1883).
In Italia per la prima volta compaiono per opera del politico ed economista Luigi Luzzatti, e la prima a nascere fu la Banca Popolare di Lodi nel 1864 che iniziò la diffusione di altre banche popolari negli anni successivi.
Da poco è stata discussa in Italia la proposta sulla famosa riforma delle banche popolari, voluta dal governo Renzi ma che è stata rinviata all’esame della Corte Costituzionale dato che in questa proposta si sfiorava l’ incostituzionalità poichè era stata chiesta la possibilità di rinviare o sospendere il rimborso riguardo il diritto di recesso dei soci se questa veniva trasformata in spa.
Il Consiglio di Stato ha emesso quindi un’ordinanza che sospende, in modo parziale, la circolare della Banca d’Italia del dicembre 2013 che andava ad attuare la riforma nel punto che riguardava il diritto di recesso.
L’ordinanza è stata pubblicata il 2 dicembre scorso e i giudici stanno procedendo e questo sopratutto perchè la maggior parte delle banche popolari con un patrimonio superiore a 8 miliardi, nei mesi scorsi aveva già attutato la propria trasformazione in spa e quindi ha evitato i rimborsi ai soci.
A questo punto, il problema potrebbe sorgere anche riguardo tutte quelle banche che hanno appunto già deliberato questa trasformazione.
«In virtù della decisione assunta da Consiglio di Stato – dice Francesco Saverio Marino, che è uno dei legali i quali hanno proposto un ricorso – in teoria i soci delle banche che hanno aderito al recesso e non hanno visto soddisfatta la richiesta di rimborso potrebbero fare azione legale per ottenere il pagamento».